Da “casser la baraque” in italiano “avere un successo strepitoso” che Google traduce letteralmente con “rompere la baracca” a “chercher la petite bête” che in Francia significa “essere eccessivamente pignoli” e per Google diventa “cercare la piccola bestia”, sono tantissimi gli esempi di cattiva machine translation.

Il Traduttore di Google è senz’altro uno strumento utile per ottenere brevi traduzioni online, nel giro di pochi secondi. Ci agevola la vita in molte situazioni, soprattutto in viaggio, ma può facilmente indurci in errore e va quindi usato con le pinze, soprattutto se non conosciamo per nulla la lingua straniera per cui lo utilizziamo.

Il servizio è stato lanciato per la prima volta nell’aprile 2006 e da allora è stato continuamente ampliato e migliorato, tanto che oggigiorno offre traduzioni in 103 lingue, compresi Chirghiso, Xhosa e Zulu, ed è utilizzato da oltre 500 milioni di utenti al giorno.

Ma come funziona esattamente? Google Translate si basa su degli algoritmi, ovvero su delle statistiche ottenute incrociando testi già tradotti disponibili sul web. Alla base c’è un potentissimo sistema di calcolo, in grado di analizzare milioni di documenti e di individuare i campioni di testo più significativi e di collegare la traduzione con il testo originale. Questi milioni di campioni vengono poi utilizzati per creare schemi per tradurre testi simili in futuro.

Alcune lingue però sono più difficili da schematizzare, perché hanno una grammatica più complessa o sfumature lessicali più sofisticate, come l’italiano. Le difficoltà aumentano con lingue come il greco, il cirillico, il cinese o l’arabo che hanno alfabeti diversi da quello latino e quindi devono essere traslitterati. Il problema si complica ulteriormente quando per alcune lingue non ci sono abbastanza documenti tradotti sul web, da utilizzare come campioni per istruire il sistema.

Le traduzioni più assurde sono quelle che fanno riferimento alle frasi idiomatiche, tipiche di ogni lingua, la cui traduzione letterale non ha senso logico e che pertanto richiedono una traduzione logicamente estesa.

È il caso, ad esempio, di “ça me gonfle” che per un francese significa “mi dà sui nervi” e Google traduce con “mi gonfia”, oppure ”va te faire cuire un œuf” ovvero “lasciami stare” che Google traduce letteralmente come “vai a cucinare un uovo”, o ancora “donner sa langue au chat”, che per un francofono corrisponde ad “arrendersi” ma per Google significa “dare la propria lingua al gatto”, gli esempi di cattiva machine translation sono davvero innumerevoli!

Google Traduttore, come abbiamo visto, è senz’altro un servizio utile per piccole traduzioni “al volo” ma non può di certo sostituire il lavoro di un vero professionista in carne ed ossa nella traduzione di documenti importanti e nelle relazioni professionali e diplomatiche.