Il trattato di Versailles (1919) ha segnato la fine del predominio del francese come lingua diplomatica universale: esso, infatti, fu redatto in lingua inglese e francese. I profondi cambiamenti sociali che hanno caratterizzato il periodo del dopoguerra hanno inoltre comportato una democratizzazione della lingua.

I media hanno svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione del francese contemporaneo. Soprattutto grazie alla diffusione del web, si è riaffermato il predominio della lingua parlata rispetto a quella scritta, molto più efficace e spontanea. Anche la stampa tende sempre di più alla semplificazione della sintassi, a favore di frasi a effetto e slogan, con grande preoccupazione dei puristi della lingua francese.

Ciò nonostante la lingua francese continua ad avere un forte carattere internazionale. Organizzazioni prestigiose come l’ONU e moltissimi organismi non governativi (ONG) hanno scelto l’inglese e il francese come principali lingue di lavoro, a cui è stato più recentemente aggiunto l’arabo.

Lo statuto di “lingua di lavoro” prevede che il lavoro dei funzionari internazionali all’interno delle organizzazioni possa essere svolto, verbalmente e per iscritto, in una delle lingue di lavoro (inglese e francese), da cui la necessità di conoscere a fondo almeno una delle due lingue e l’altra passivamente, in modo da essere in grado di comprenderne la traduzione o l’interpretazione.

Chiunque desideri entrare in contatto e lavorare con o per le principali Organizzazioni Internazionali non può quindi prescindere dal padroneggiare la lingua francese, oltre all’inglese. Scegliere di affidarsi a un consulente linguistico di fiducia consente di avere accesso ad ambienti altrimenti inaccessibili.